Ciao a tutti gli amici bassisti,
eccoci finalmente pronti con una nuova recensione. La recensione di oggi riguarda un basso realizzato in Giappone verso metà degli anni 80 e più precisamente stiamo parlando del Tokai LBX-50, fratello maggiore del Tokai MBX-50 (a scala media).
I motivi principali per cui ci ha incuriosito questo basso sono stati soprattutto la posizione del pickup e l’elettronica oltre al fatto che non ci era mai capitato sottomano un Tokai prima d’ora.
Ma basta con i preamboli e partiamo subito con la recensione del Tokai LBX-50.
Pickup ed elettronica
Il Tokai LBX-50 è dotato di un unico pickup P7-11B ed elettronica passiva con tre manopole di controllo.
Il pickup è di tipo reverse split coil con magneti in Alnico, bobine in fibra vulcanizzata di colore grigio, poli da 6 mm per un totale di 10k circa di resistenza. Al di sotto delle bobine del pickup è posizionata una piastra di rame per la schermatura. Il pickup non è posizionato centralmente nella classica posizione del Precision bass ma è più spostato verso il ponte, in posizione Music Man Stingray. Il suono che ne deriva però è completamente differente sia dal Music Man che dal Precision. E’ difficile da categorizzare come suono ma sicuramente ha un suo fascino particolare. A parere personale sarebbe stato meglio posizionare un humbucker di tipo doppio jazz come quello dell’Aria Pro SB 1000. Le bobine del pickup sono incluse all’interno di una cover di tipo soapbar con poli a vista.
Passiamo ora all’elettronica del Tokai LBX-50. La cosa che sicuramente salta all’occhio è il fatto che il basso presenta tre potenziometri anzichè i due classici di tono e volume. Le tre manopole permettono rispettivamente di controllare il volume, i bassi e gli alti, cosa alquanto strana in un basso passivo ma che è stata ottenuta semplicemente con l’utilizzo di condensatori.
Il vano elettronica è accessibile dal retro del body, smontando le viti del coperchio protettivo. Il seriale del basso è posizionato nel coperchio di protezione del vano elettronica.
Il basso non presentava alcun tipo di schermatura sia nel vano elettronica che nel vano pickup ma nonostante ciò è risultato esente da rumori di fondo.
L’output del basso è posizionato nella parte frontale del body anzichè in quella laterale.
Body, manico e hardware
Il body del Tokai LBX-50 è in legno massello con classica forma stile Precision bass leggermente più spigolosa. Non è presente il battipenna, cosa che in questo caso reputiamo la scelta più sensata in quanto con un unico pickup posizionato più vicino al ponte sarebbe stato inutile e antiestetico.
Il manico è in acero, di tipo bolt-on, con tastiera in palissandro da 24 tasti. Il basso è a scala lunga di 34″ a differenza del suo fratello gemello il Tokai MBX-50 che invece è scala media da 32″.
Il trussrod è accessibile al tacco del manico. Nonostante sia in una posizione alquanto scomoda, la regolazione del trussrod è fattibile senza intoppi con una chiave a brugola. La forma della paletta è abbastanza bruttina e spigolosa e secondo noi è l’unica cosa che va a fare a botte con l’aspetto estetico. La paletta presenta il logo Tokai senza alcuna indicazione del modello preciso del basso. Sia il manico che la paletta sono in tinta con il body. Il basso era disponibile nelle tre colorazioni bianco (ASWR), nero (ABR) e rosso (AMRR).
Tutto l’hardware dello strumento è di buona fattura, le meccaniche sono cromate e fanno bene il loro lavoro. Il ponte è molto massiccio e garantisce un lungo sustain.
Considerazioni finali
Siamo arrivati alle battute finali della recensione del Tokai LBX-50.
Non ci era mai capitato per le mani un basso Tokai prima d’ora ma sicuramente non è il primo giapponese che abbiamo avuto sottomano e con questo possiamo confermare che negli anni 80, a livello costruttivo, potevano reggere il confronto con strumenti di marchi più blasonati senza alcun problema.
Esteticamente il basso non ha nulla di originale rispetto ad una buona percentuale di bassi che si vedono in giro. La paletta è sicuramente la cosa che ci è piaciuta di meno assieme alla posizione del pickup troppo spostato verso il ponte. Con un pickup humbucker di tipo doppio jazz posizionato in maniera più centrale sarebbe stato una bomba di basso.
Il basso è risultato bello massiccio e si sente di avere sottomano uno strumento di buona fattura e non un giocattolino.
A livello sonoro il basso ha un suo carattere. Con tutti i controlli aperti ha un bel suono se suonato con le dita mentre se suonato con il plettro sembra mancare di corpo. Il pickup in quella posizione, anche se di tipo split coil, cambia notevolmente il suono rispetto ad un Precision bass di tipo reversed. Tuttavia giocando con i controlli di alti e bassi si riescono a creare diverse tipologie di sonorità. Secondo noi il meglio di se lo dà con il potenziometro degli alti al minimo.
Per le sue sonorità è adatto a qualsiasi tipo di genere musicale.
Il Tokai LBX-50 non è un basso molto comune anche se ogni tanto è possibile trovarlo nei vari mercatini di annunci a prezzo compreso tra i 300 e i 400 euro circa.
Grazie per questa lettura e se hai trovato utile la recensione del Tokai LBX-50 ti invitiamo a condividerla.